INVECE CHE DI PROMOSSI E BOCCIATI, PARLIAMO DI SAPERE E DI EDUCAZIONE
“Kleist ha proprio ragione: ‘Il sapere non ci rende migliori né più felici’. Ma l’educazione può aiutare a diventare migliori e, se non più felici, ci insegna ad accettare la parte prosaica e a vivere la parte poetica delle nostre vite” (Edgar Morin)
Questo è un post del collega Mino Rollo che ci propone una riflessione sulla cronaca di questi giorni e ottime letture per riflettere sul senso dell’educazione scolastica.
È TEMPO DI EDUCARE E NON DI ISTRUIRE E VALUTARE.
Andrebbe licenziato l’insegnante che nello svolgere una interrogazione con la didattica a distanza ha imposto all’alunno di bendarsi affinché non potesse sbirciare le risposte in spazi e materiali non inquadrati! Andrebbe licenziato se risultasse, e spero di no, tremendamente vero.
Come si fa a non capire che questo non è il tempo dell’istruzione e della valutazione, bensì è il tempo dell’EDUCAZIONE. Fa paura questa parola e può essere anche contestata sicuramente da molti insegnanti. A costoro propongo di riflettere sull’accorato e drammatico messaggio, conosciuto per fortuna da molti, che un preside all’inizio dell’anno scolastico rivolgeva ai docenti della sua scuola:
“Caro professore,
sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti, bambini uccisi con veleno da medici ben formati, lattanti uccisi da infermiere provette, donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e università.
Diffido – quindi – dell’ISTRUZIONE.
La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti.
La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani.”
(Anniek Cojean, Les memoirès de la shoah, in Le Monde ’95)
“A dire il vero la parola ‘insegnamento’ non mi basta, ma la parola ‘educazione’ comporta un troppo e una mancanza. In questo libro farò lo slalom tra i due termini avendo in mente un insegnamento educativo.
La missione di questo insegnamento è di trasmettere non del puro sapere, ma una cultura che permetta di comprendere la nostra condizione e di aiutarci a vivere; essa è nello stesso tempo una maniera di pensare in modo aperto e libero.
(Edgar Morin, La testa ben fatta, Cortina editore, 2000)